Lavoro

La composizione settoriale

Gli occupati in Toscana sono oltre 1.570.000, così ripartiti: 3% in agricoltura, 31% nell’industria e 66% nei servizi privati e pubblici, una distribuzione sostanzialmente identica a quella media italiana. Negli ultimi 15 anni il numero di occupati è aumentato di circa 180.000 unità (+8,6%, Italia +7,6%).

 

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Questo aumento è dovuto quasi completamente alla crescita dei servizi (oltre 200.000) mentre l’industria manifatturiera ha perso circa il 5% dei propri occupati. Tale perdita relativa è la più elevata in Italia, dopo quella registrata in Liguria, in un quadro nazionale in cui la perdita media è dello 0,6%. Continua quindi la modifica della composizione settoriale dell’occupazione a favore dei servizi.

 

La partecipazione al lavoro

In Toscana il tasso di attività della popolazione tra i 15 e 64 anni è di 69%, più alto della media nazionale che arriva al 63%. Decisamente maggiore è la partecipazione al lavoro delle donne toscane il cui tasso di attività tra 15-64 anni è pari a 51,7% e supera del 9% la media nazionale collocando la regione al 7° posto tra le regioni italiane per occupazione femminile. Oltre alla partecipazione femminile al lavoro anche il tasso di occupazione femminile risulta più elevato (51,3%) rispetto alla media italiana (47,2%). Pur se questi risultati sono positivi relativamente alla situazione italiana, occorre ancora percorrere molta strada per raggiungere i livelli di partecipazione femminile al lavoro delle regioni nord-europee.

 

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La disoccupazione

La disoccupazione ha raggiunto negli ultimi anni livelli decisamente bassi, scendendo sotto la quota del 5%, all’8° posto nella graduatoria regionale, ed ampiamente migliore della media italiana. Questa situazione positiva e trainata principalmente dal settore terziario va tuttavia osservata considerando l’espansione del lavoro autonomo e dei contratti di lavoro precari che negli ultimi anni sono cresciuti notevolmente. Questa crescita di contratti atipici rende importante più che valutare il livello dell’occupazione nel suo complesso anche la qualità dell’occupazione stessa, qualità che può essere osservata considerando la sicurezza del posto di lavoro e nel posto di lavoro, la aderenza del posto occupato alla propria qualifica professionale, la tutela dei diritti infortunistici e previdenziali.

 

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Una misura del grado di stabilità del lavoro può essere data dalla quota di occupati a tempo determinato sul totale degli occupati:

 

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I divari territoriali

Una delle peculiarità della Toscana è rappresentata dalla diversità tra i sentieri di sviluppo locali, a cui corrisponde un’ampia variabilità interprovinciale nei livelli occupazionali, tra le province migliori e quelle peggiori ci sono fino ad otto punti di differenza nel tasso di occupazione. Diversi livelli di sviluppo determinano una diversa distribuzione delle opportunità lavorative, con notevoli implicazioni sul livello complessivo di partecipazione al mercato del lavoro da parte di particolari fasce della popolazione come donne e giovani.

 

I lavoratori indipendenti

In Toscana la componente di lavoro autonomo è maggiore rispetto alla media nazionale, è pari al 30% del totale degli addetti, contro il 26% in Italia. Ciò accade in maggior misura nell’industria in cui le differenze tra Toscana e Italia sono oltre il 5%, ma è vero anche negli altri settori segnalando quindi una caratteristica strutturale del nostro sistema produttivo.

 

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Questa caratteristica è probabilmente alimentata dall’elevata presenza regionale di ditte individuali e di società medio-piccole, nelle quali la quota di indipendenti sul totale degli addetti rimane abbastanza elevata. Tali caratteristiche strutturali dell’imprenditorialità regionale in passato sono state viste positivamente e spesso hanno difeso la nostra regione da crisi occupazionali. Tuttavia la crescente concorrenza di imprese nazionali od estere di grandi dimensioni che negli ultimi anni si sono stabilizzate nella regione (particolarmente quelle commerciali) hanno fatto sentire la necessità ed hanno alimentato una ristrutturazione del tessuto imprenditoriale toscano nella direzione di crescita dimensionale.

 

Occupazione e aspettative di lavoro

In una società evoluta la certezza di trovare una occupazione che garantisca adeguati livelli di reddito, la possibilità di una buona realizzazione nel lavoro, la possibilità di lavorare in un ambiente di lavoro salubre e sicuro, sono aspetti tutti qualificanti dello stato occupazionale e più in generale della propria felicità (oltre l’80% dei toscani dichiara che il lavoro influenza molto o abbastanza il benessere individuale). Pertanto distinguere il mondo del lavoro tra occupati e disoccupati appare una semplificazione eccessiva. Vi è in realtà una continuità di situazioni tra l’occupato felice del proprio lavoro ed il disoccupato frustrato dalla incapacità di trovarlo ed è indubbio che la crescente flessibilizzazione del mercato del lavoro se, da una lato, ha aumentato le opportunità, dall’altro, ha moltiplicato anche la possibile gamma di stati d’animo e le motivazioni ad esse retrostanti. E’ difficile dare una valutazione completa di questo fenomeno; tuttavia vale la pena di richiamare alcuni aspetti che possono rappresentare altrettanti segnali di allarme. Le attività lavorative meno strutturate (con minore presenza di lavoro a tempo indeterminato) sono localizzate soprattutto nelle aree deboli della regione, ad indicare come la diffusione delle forme di flessibilizzazione del lavoro si accompagnino spesso ad attività lavorative più precarie ed instabili. La corrispondenza tra titolo di studio conseguito e qualifica professionale coperta mostra distanze spesso consistenti: considerando insoddisfatti i lavoratori che ricoprono mansioni che richiedono un titolo di studio inferiore a quello in loro possesso, il 10% dei lavoratori toscani può essere giudicato insoddisfatto (le percentuali non sono però molto diverse nelle altre regioni sviluppate). Del resto le professioni maggiormente richieste per le nuove assunzioni in questi ultimi anni hanno un bassissimo contenuto di scolarità. Anche l’infortunistica sul lavoro presenta alcuni dati preoccupanti con 56 incidenti ogni 1000 occupati. Il dato è peggiore della media nazionale e di quella di tutte le circoscrizioni fatta esclusione del nord-est: evidentemente la specializzazione produttiva prevalente, il tipo di professionalità richiesto – aspetti che accomunano Toscana e Veneto – sono penalizzanti dal punto di vista infortunistico.