Con oltre 350 imprese, 13.000 soci e 15.000 addetti, la cooperazione sociale toscana è un fenomeno ormai consolidato.
Nate come risposta in gran parte spontanea al progressivo scollamento tra i bisogni percepiti dalla popolazione e i servizi erogati dal settore pubblico, in un contesto in cui l’attenzione era concentrata soprattutto sull’esigenza di contenere la spesa pubblica, le cooperative sociali sono divenute ormai uno degli attori principali del nuovo sistema di welfare, incentrato sulla concertazione e sulla gestione integrata dei servizi alla persona.
Gli anni ‘90 hanno visto la più forte crescita delle cooperative sociali: dal loro riconoscimento normativo, avvenuto con la L. 381/91, alla moltiplicazione e al consolidamento delle esperienze, alla crescita qualitativa delle prestazioni erogate e delle competenze degli operatori. Un percorso che, specialmente in Toscana, è andato di pari passo con la profonda revisione del sistema dei servizi socio-assistenziali.
La Toscana è stata in questo ambito una delle regioni più all’avanguardia, introducendo già con la L.R. 72/97 molti principi innovativi, in seguito ripresi nella Legge Quadro di riforma dei servizi sociali, a partire da quello della creazione di un sistema integrato di servizi alla persona, per arrivare a quello della sussidiarietà orizzontale, che ha aperto la strada alla collaborazione tra il settore pubblico e i soggetti nonprofit. Una collaborazione che si è rivelata finora assai proficua, ma che si trova a dover affrontare nuove sfide, stretta com’è fra la crescita della domanda di servizi (si pensi solo alla domanda assistenziale espressa dalla popolazione anziana) e la necessità di contenere la spesa.

Autore: a cura di Sabrina Iommi