La questione della dimensione ottima degli enti locali è da molti anni al centro del dibattito accademico e politico nel nostro paese, anche se gli effetti pratici ad oggi ottenuti sono molto esigui.
Il problema della dimensione efficiente degli enti locali riguarda secondo molti esperti almeno due diversi tipi di configurazione territoriale: i comuni di dimensioni demografiche estremamente ridotte, che non arrivano a livelli di produzione dei servizi sufficienti al raggiungimento di economie di scala e le aree fortemente interconnesse dal punto di vista funzionale, ma divise dal punto di vista amministrativo, nelle quali i bacini in cui si manifestano i fenomeni socio-economici e quelli in cui si decidono le politiche pubbliche non corrispondono, dando luogo a problemi di distorta percezione dei bisogni, di creazione di esternalità negative a carico dei territori confinati, di fenomeni di competizione fiscale, di mancata attivazione di servizi più innovativi.
La Toscana è stata ed è tuttora una delle regioni più attive sul tema, avendo promosso fin dagli anni ‘70 riforme istituzionali e gestionali tese al superamento di dimensioni degli enti locali eccessivamente frammentate e al raggiungimento di ambiti territoriali adeguati per l’attività sia di programmazione che di erogazione dei servizi pubblici locali; temi che periodicamente tornano al centro del dibattito nazionale, come è stato con la L.142/90 e come è attualmente con i decreti di “costruzione” del federalismo o con le misure straordinarie adottate per il contenimento della spesa pubblica.
Anche molti amministratori locali sono consapevoli dei costi che un disegno ormai superato dei confini istituzionali impone ai cittadini e alle imprese insediate sul loro territorio, costi declinabili in termini di percezione distorta della domanda reale di servizi, di eccessiva frammentazione delle procedure di accesso agli stessi, di disparità nei livelli quantitativi e qualitativi di offerta cui accedono soggetti che di fatto vivono nello stesso sistema territoriale, ma anche di mancanza di strumenti adeguati da parte dei policy makers per la gestione di fenomeni che avvengono a scala vistosamente sovralocale.
Il progetto di fusione cui stanno lavorando gli amministratori comunali di Figline e Incisa in Valdarno rappresenta sicuramente un buon esempio di tale consapevolezza e di senso di responsabilità nei confronti dei cittadini.

Autore: Studio commissionato dalle Amministrazioni Comunali di Figline e Incisa Valdarno, a cura di Sabrina Iommi.