Consegnata la ricerca al committente

Questa indagine intendeva delineare le principali problematiche connesse all’arrivo di cittadini stranieri nel distretto di S. Croce nell’ultimo decennio, con una particolare attenzione all’inserimento nel mercato del lavoro. L’analisi è stata condotta da un lato attraverso l’uso dei dati elaborati dal centro per l’impiego, dall’altro attraverso alcuni focus group con testimoni qualificati dell’area.
I lavoratori stranieri sono inseriti nel settore tipico dell’area (l’industria conciaria), soprattutto in aziende conto-terzi, come operai comuni, impiegati nelle prime fasi della conciatura delle pelli in mansioni faticose, pericolose e ormai sgradite alla manodopera autoctona, mentre ridotti sono i casi di percorsi di carriera ascendente all’interno dell’azienda o nell’ambito dell’intero ciclo di lavorazione della pelle. Si tratta di lavori ordinari, con contenuti professionali abbastanza tradizionali, che rappresentano attività “strutturali” per il ciclo produttivo dell’industria locale. Questo spiegherebbe come una discreta quota di immigrati venga avviata con contratti standard, seppure nel periodo più recente, segnato da una forte crisi economico-produttiva, si rilevi un incremento nella diffusione di contratti atipici: contratti a termine, lavoro interinale, fino alle forme più estreme di inserimento nelle cooperative di lavoro; molto meno impiegati invece i contratti con finalità formative.
Il funzionamento di questo modello di inserimento dei lavoratori stranieri – all’insegna dell’integrazione subalterna – mette in luce importanti contraddizioni. In primo luogo, in non pochi casi gli immigrati impiegati nelle aziende locali e presso le famiglie in lavori dequalificati sono persone con buoni livelli di istruzione, costrette a subire un gap tra le credenziali educative possedute e lo status professionale ricoperto. Inoltre, l’azione delle reti sociali, se da un lato ha agevolato l’inserimento occupazionale degli immigrati, dall’altro ha anche contribuito a creare specializzazioni etniche e processi di categorizzazione, limitando le alternative occupazionali e le legittime aspirazioni di promozione professionale e mobilità sociale.
Si riscontra la necessità di interventi più incisivi di mediazione, accompagnamento e sostegno dei percorsi di inserimento e di mobilità dei singoli individui, con particolare attenzione alla questione della formazione professionale, sia come risorsa spendibile per un primo ingresso dell’immigrato nel mercato del lavoro, sia come chance promozionale per una ricollocazione lavorativa che accompagni eventuali processi di mobilità, favorisca graduali percorsi verso posizioni professionali più qualificate, valorizzi competenze, abilità pregresse.



Autore: A cura di Teresa Savino con la collaborazione di Michele Beudò, Silvia Nencini, Giovanni Bernacca e Roberta Pini

Committente: Provincia di Pisa - Area Attività produttive - Servizio Formazione professionale