Il secondo trimestre del 2018 fa ancora registrare saldi positivi nell’occupazione dipendente: tra Aprile e Giugno si contano 1.102.483 addetti dipendenti, quasi 16 mila in più di un anno prima e +47 mila rispetto allo stesso periodo del 2016. Dall’insieme dei dati, provenienti da fonti diverse, oltre a emergere alcuni risultati decisamente positivi (le performance di alcuni settori e la contrazione della disoccupazione) emergono tuttavia segnali di un rallentamento della crescita fi nora osservata: si riducono infatti i tassi di variazione dello stock di addetti, così come del fl usso di avviamenti.
L’aumento del numero di dipendenti è avvenuto in modo diseguale tra i diversi settori dell’economia: è stato particolarmente intenso nella metalmeccanica, mentre nel tessile, dopo un lungo periodo di crescita sostenuta, quasi si arresta. Un rallentamento si osserva anche nei settori del terziario; il commercio al dettaglio, per la prima volta dal 2014 mostra una variazione negativa e il comparto turistico chiude il trimestre con un aumento contenuto. Anche se il numero medio di disoccupati rilevato dall’indagine ISTAT delle Forze di Lavoro continua a diminuire, -3,7% nel secondo trimestre  2018, è questa la riduzione più contenuta dall’inizio del 2017 e riprendono a crescere le iscrizioni alla disoccupazione amministrativa. Le province costiere vedono un consistente aumento delle ore di CIG straordinaria autorizzate nel trimestre. Anche se lo stock di dipendenti a tempo indeterminato continua a scendere, si osservano segnali positivi dal fl usso di nuove assunzioni con l’aumento sia dell’indeterminato sia dell’apprendistato e delle trasformazioni.

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Il Decreto Legge 87 del 2018, il cosiddetto “Decreto Dignità”, contiene alcune misure finalizzate a limitare il ricorso ai contratti a termine (tempo determinato e somministrazione). L’obiettivo è quello di disincentivare i rapporti di lavoro a tempo e favorire la transizione verso i contratti stabili. La riforma ha aperto un acceso dibattito, nell’opinione pubblica e fra gli addetti ai lavori, sulle conseguenze che i provvedimenti approvati avrebbero sui volumi occupazionali e sulla composizione del lavoro. Sintetizzando, le posizioni in campo si dividono in tre grandi partiti.
Il primo è costituito dagli estensori e simpatizzanti del provvedimento, che ritengono la stretta normativa benefica per il lavoro stabile, senza effetti collaterali negativi sulla occupazione; l’ipotesi sottostante, in questo caso, è quella di una sostituzione perfetta fra lavoro a termine, che diminuirebbe, e stabile, che corrispondentemente aumenterebbe.
Il secondo partito è invece costituito dagli oppositori al provvedimento che prevedono una riduzione netta dell’occupazione, assumendo una completa inelasticità del lavoro stabile, che non aumenterebbe, rispetto a quello a termine in calo per le nuove regole.
Il terzo partito, infine, si colloca in una posizione intermedia fra i due precedenti e raccoglie tutti coloro per i quali non avrebbe luogo – in conseguenza del Decreto Dignità – alcun aumento di contratti a tempo indeterminato, ma solo maggiore turnover di lavoratori a termine (allo scadere della durata massima prevista in legge i vecchi lavoratori a termine sarebbero sostituti con altri nuovi lavoratori, sempre a termine).

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Autore: IRPET - Regione Toscana Settore Lavoro