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Le Regioni, le Province e i Comuni hanno recentemente espresso al nuovo Governo le loro cinque priorità da inserire in agenda per la prossima legislatura: fra queste, l’unica richiesta comune è quella di dare attuazione al federalismo fiscale.
È fuor di dubbio che proseguire nella direzione federalista significa attribuire ai governi periferici la facoltà di impostare una politica fiscale, basata su imposte e tariffe proprie, capace di garantire l’autosufficienza finanziaria ma anche di perseguire altre finalità individuate a livello locale. Infatti le imposte locali possono essere usate per stimolare la crescita economica (agevolando chi investe, chi crea occupazione, chi incentiva la ricerca e l’innovazione), per incoraggiare scelte di consumo e di produzione che rispettino l’ambiente (premiando chi adotta comportamenti ecoefficienti) e per riequilibrare le differenze territoriali, sociali e di reddito (selezionando i soggetti più bisognosi di sgravi fiscali).
La “selettività”, come criterio guida delle scelte di tassazione locale per massimizzarne i benefici, è il tema affrontato in questo convegno. Il confronto scientifico e fra le istituzioni dovrebbe servire a formulare proposte organiche e condivise per l’attuazione dell’art. 119 della Costituzione, che prevedano opportune forme di coordinamento tra le scelte fiscali dei vari livelli di governo e di monitoraggio della pressione fiscale complessiva che ricade sui contribuenti.



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