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La questione della dimensione ottima degli enti locali e il più generale tema del riassetto istituzionale sono da molti anni al centro del dibattito accademico e politico nel nostro paese. La crisi economica e la necessità di riduzione della spesa pubblica hanno impresso una notevole accelerazione al processo di riforma, tramite tutta una serie di provvedimenti dettati dall’emergenza.
Il percorso intrapreso suscita molte perplessità e molta confusione negli attori coinvolti. Si confrontano posizioni diverse anche tra le diverse aree del paese: più conservatrici vs più riformatrici, ma in ogni caso la percezione è di un intervento che tenda a porre in secondo piano proprio gli aspetti centrali dell’organizzazione dei servizi al cittadino.
E’ bene, dunque, riportare l’attenzione sulle criticità che riguardano almeno due diversi tipi di configurazione territoriale: i comuni di dimensioni demografiche estremamente ridotte, che non arrivano a livelli di produzione dei servizi sufficienti al raggiungimento di economie di scala e le grandi aree urbane fortemente interconnesse dal punto di vista funzionale, ma divise dal punto di vista amministrativo, in cui si hanno problemi di distorta percezione dei bisogni, traboccamento dei benefici, competizione fiscale di natura predatoria, mancata attivazione di servizi più innovativi.
Esiste una consapevolezza abbastanza diffusa tra esperti e amministratori locali che tale assetto imponga costi rilevanti alle famiglie e alle imprese, mentre resta aperto il dibattito su quali siano gli strumenti di intervento più adatti e quali le conseguenze dei recenti provvedimenti di rigore finanziario legati alla lotta contro la crisi economica.
Introduzione alla discussione a cura di Sabrina Iommi e Patrizia Lattarulo.
Solo su invito



Sala Riunioni IRPET
Villa La Quiete alle Montalve
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