La flessibilità del lavoro è un fenomeno sempre più frequentemente discusso, al centro del dibattito politico e sotto i riflettori dell’opinione pubblica, ma non sempre definito nella sua portata e qualità. La flessibilità può essere scelta o...
La flessibilità del lavoro è un fenomeno sempre più frequentemente discusso, al centro del dibattito politico e sotto i riflettori dell’opinione pubblica, ma non sempre definito nella sua portata e qualità.
La flessibilità può essere scelta o subita, risorsa o vincolo, oggetto di contrattazione o imposizione. Questo volume vuol mettere in luce due punti di vista, ipoteticamente contrapposti ma empiricamente dialoganti, che rappresentano i principali attori sociali in tema di flessibilità: i lavoratori e gli imprenditori. Riguardo ai primi si è cercato di comprendere se per essi la flessibilità sia una scelta volontaria o una scelta subita, una tappa provvisoria o al contrario “to be trapped”, se si percepisca come strumento di mobilità in una “società dei lavori” o come mezzo di inevitabile e inesorabile precarizzazione con tutto quello che in termini di insicurezza e di difficoltà progettuale questo può comportare.
Dal punto di vista degli imprenditori, l’obiettivo conoscitivo è stato quello di ricostruire quali sono le idee, le aspettative e i bisogni che stanno dietro all’utilizzo di lavoro flessibile, quali tipi di imprese fanno maggiormente ricorso a tipologie contrattuali non standard e con quali esiti.
La riflessione su questi attori si inserisce in una vasta ricostruzionedei sistemi locali in cui tali forme di lavoro si inseriscono (in particolare della Toscana) in stretto dialogo con le connotazioni che il processo di flessibilizzazione ha avuto in Italia e in Europa. I risultati dell’indagine spingono ad andare oltre la semplice contrapposizione tra lavoro stabile e lavoro flessibile, ed a riflettere sugli obiettivi strategici, profondamente diversificati, che possono orientare l’uso delle forme di lavoro temporaneo.