Versione definitiva per la stampa: Edizione Plus – Pisa L’indagine intendeva proseguire l’attività di osservazione, analisi e interpretazione del fenomeno migratorio in Toscana avviata lo scorso anno. A tal fine è stato aggiornato e implementato...
Versione definitiva per la stampa: Edizione Plus – Pisa
L’indagine intendeva proseguire l’attività di osservazione, analisi e interpretazione del fenomeno migratorio in Toscana avviata lo scorso anno.
A tal fine è stato aggiornato e implementato il database sull’immigrazione DIMMI organizzato in base al modello Magda Irpet. Con tali dati è stato possibile ricostruire le principali tendenze demografiche in corso, con uno sguardo anche al futuro della presenza straniera in Toscana, e analizzarne l’evoluzione nei mercati locali della nostra regione.
E’ stata inoltre effettuata un’indagine relativa alle condizioni di vita e di lavoro, con una particolare attenzione alle problematiche della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, dei lavoratori stranieri in tre aree della regione caratterizzate da una cospicua presenza di immigrati e da un incisivo inserimento nel mercato del lavoro, soprattutto nei settori tipici delle economie locali: l’industria tessile nel distretto di Prato, il comparto orafo ad Arezzo e l’industria conciaria nel distretto di S. Croce.
Inoltre, viste le problematicità emerse nel corso dell’indagine precedente da parte delle imprese edili dove è rilevante è l’utilizzo della manodopera straniera, è stato ritenuto importante un approfondimento su lavoratori di questo settore, che sono stati selezionati nell’area pratese.
L’indagine ha mostrato sensibile diversità nei tre sistemi locali osservati.
A Prato si riscontra un inserimento spesso ormai stabile nel tessile e nell’edilizia, concentrato soprattutto nelle mansioni e nei turni più faticosi. Qui si trovano i massimi livelli relativi di formazione culturale nei confronti della SESSL, ma con valori ancora insufficienti se confrontati con i lavoratori autoctoni e in generale con la normativa in materia.
Ad Arezzo il lavoro nell’orafo è meno pesante e rischioso, con caratteristiche che rimandano alle tradizioni artigianali; spesso si svolge presso aziende gestite da connazionali. Anche per effetto di una minore esposizione al rischio si riscontra una scarsa attenzione in materia di SESSL.
A S. Croce il lavoro per cui la manodopera immigrata è richiesta è più pesante e pericoloso. In compenso si riscontrano i massimi livelli di regolarità contrattuale e l’assunzione con contratti standard, con livelli intermedi di informazione e formazione in materia infortunistica.
Studio curato da V. Patacchini
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