Nota congiunturale 19/2023 a cura di S. Turchetti
Nel 2022, siccità e inflazione hanno fortemente influenzato le performance delle aziende agricole di tutte le regioni italiane, in particolare di quelle settentrionali.
In Toscana l’andamento dell’agricoltura è stato perlopiù positivo, nonostante le aziende agricole stessero faticando non poco a riprendersi dall’annus horribilis della pandemia. La produzione reale è aumentata del 2,7%, in controtendenza rispetto alla contrazione a livello nazionale dell’1,5%, mentre la produzione nominale, spinta dal generale aumento dei prezzi, è cresciuta del 16,2%, a fronte di una media nazionale del 15,4%.
Il dato positivo della Toscana non deve però far perdere di vista il problema di fondo. Se i prezzi crescenti possono aver in qualche modo compensato, sul fronte degli introiti, la scarsa produzione nazionale – ma non necessariamente consentito a tutte le aziende agricole di fronteggiare gli aumenti dei costi – l’impatto delle anomalie climatiche del 2022 non deve essere sottovalutato, poiché esso non è generato da un problema transitorio. La domanda alimentare italiana è fortemente dipendente dalla produzione di un gruppo ristretto di regioni e, in particolare, circa il 40% di essa è soddisfatta da Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto. Ciò significa che lo stato di eccezionale siccità che ha colpito il Bacino del Po ha penalizzato in particolar modo alcune produzioni alla base delle abitudini alimentari delle famiglie italiane e messo a rischio la sicurezza alimentare del paese.
Il cambiamento climatico in atto richiede una riflessione sul futuro dell’agricoltura e dei nostri sistemi alimentari, sulle strategie a livello di paese che consentiranno di adattarsi a temperature sempre più elevate e alla scarsità d’acqua, sulla struttura del nostro sistema alimentare e sulla dipendenza dall’estero, in un contesto globale anch’esso soggetto alle medesime criticità.
D’altra parte, si tratta di un ragionamento che ha delle implicazioni anche sulle strategie attuabili a livello locale. Ciò non tanto per coltivare l’illusione dell’autosufficienza, bensì per valutare la vulnerabilità dell’agricoltura regionale a shock climatici sempre più ricorrenti e comprendere se e come sarà possibile compensare l’eventuale riduzione di input e beni finali che ne potrebbe derivare.
Oltre alle consuete elaborazioni sull’andamento di produzione e valore aggiunto, filiere agricole, prezzi, consumi alimentari delle famiglie e lavoro agricolo, questa nota contiene un apposito box che si sofferma sulle potenziali conseguenze che l’aumento della frequenza di eventi siccitosi come quello del 2022 potrebbero avere sulla nostra sicurezza alimentare. (…)