Consegnata la ricerca al committente

Magistrato, corrispondente di guerra, bomba umana della Jihad islamica: è un uomo o una donna? Casi estremi, eventi di frontiera, trasformazioni recenti ma consolidate. Il confine è sempre più mobile e sfrangiato, ma ogni volta si ridisegna. Le spiegazioni basate sul riduzionismo biologico o su archetipi immaginari della differenza di genere si riproducono e si adattano alle nuove differenze: le donne amano poco sprofondarsi nel gioco creativo con il computer così come non hanno voglia di smontare un meccanismo con il cacciavite. Ma si tratta tuttavia di retoriche deboli: chi si aspettava, infatti, che le giovani giornaliste morissero o si facessero arrestare sulla prima linea del fronte, per smontare e rimontare informazioni?
La specializzazione per genere delle attività rimane una questione “tormentata”. Attraverso lo studio di realtà aziendali diverse, scelte nel multimediale e nella nuova realtà delle Ferrovie dello Stato, la ricerca mostra come all’incrinarsi delle rigide norme culturali che definivano in passato la differenza di genere faccia riscontro, nelle aziende private più innovative, l’affermarsi di una cultura del neutro che discrimina le donne sottovalutando la diversità biologica, invece di esaltarla. La sindrome del ritardo nel calendario riproduttivo è la risposta obbligata ma illusoria a questa situazione, che richiede invece un forte investimento delle politiche sulla genitorialità e sull’infanzia.



Autore: Coordinato da Alessandra Pescarolo con la collaborazione di Nunzia Pandoli, Sara Luperini e Francesca Marilli

Committente: Regione Toscana - Dipartimento Politiche Formative e Beni Culturali - Servizio Lavoro